Si è spento nel pomeriggio del 10 febbraio nella sua casa di piazza San Pietro in Ciel d’Oro, nel cuore di Pavia, dove ha vissuto per tutta la vita.
Mino Milani è stato romanziere, giornalista, fumettista, e anche fine narratore del capoluogo lombardo e del suo fiume. Dopo aver scritto il suo primo racconto nel 1946, all’età di 18 anni, sul settimanale diocesano “il Ticino”, nel 1954 inizia a lavorare per il “Corriere dei Piccoli” di Giovanni Mosca, con il quale collaborerà per oltre 20 anni.
Nel 1957 esce “Il cuore sulla mano”, il suo primo libro di racconti. Ne seguiranno molti altri: da “Tommy River” a “Martin Cooper”.
Nel 1977 pubblica per Mondadori “Fantasma d’amore”, un romanzo di grande successo ispirandosi al quale il regista Dino Risi girerà nel 1981 l’omonimo film con due straordinari interpreti come Marcello Mastroianni e Romy Schneider.
E’ di Mino Milani anche una biografia critica di Giuseppe Garibaldi, pubblicata da Mursia nel 1982 (nel centenario della morte dell’ “Eroe dei due mondi”) e tradotta anche in Cina.
E’ stato autore di numerosi libri che hanno raccontato le inchieste del commissario Melchiorre Ferrari, ambientate in una Pavia ottocentesca ancora sotto il governo austriaco: li presentava sempre il 9 dicembre, giorno di San Siro, patrono cittadino. Alla sua città ha dedicato anche “Storia avventurosa di Pavia”.
Partono in diretta live social una serie di presentazioni di film, reperibili in streaming, che hanno utilizzato in modo significativo ed originale la memoria d’archivio. Ospiti gli autori e i protagonisti per una rassegna cinematografica virtuale, realizzata dal Premio Zavattini UnArchive in collaborazione con Arci Ucca
On line su sulle pagine FB ufficiali del Premio Zavattini e di Arci Ucca
ROMA – Il primo appuntamento è per Mercoledì 18 Novembre 2020, dalle 18.30 alle 19.30, con la presentazione del film Se c’è un aldilà sono fottuto. Vita e cinema di Claudio Caligari (2018, disponibile su RaiPlay) di Simone Isola e Fausto Trombetta, che vi ritraggono la parabola biografica e artistica di un regista dalla grande libertà e coerenza espressiva.
Ne parleranno Simone Isola e Valerio Mastandrea, che è stato al fianco di Caligari nella produzione del suo ultimo film, Non essere cattivo (2015).
Il secondo appuntamento è per Mercoledì 25 Novembre 2020, sempre dalle 18.30 alle 19.30: Daniele Gaglianone presenta il suo Dove bisogna stare (2018, disponibile sulla piattaforma streaming di ZaLab), un film che restituisce l’impegno di quattro donne nell’accoglienza dei migranti, ponendo questioni complesse e ineludibili all’Italia di oggi.
Mercoledì 2 Dicembre 2020, dalle 18.30 alle 19.30, sarà presentato Arrivederci Saigon (2018 disponibile su RaiPlay), un film di Wilma Labate che ripercorre la storia di cinque ragazze che nel 1968 partirono per una tourèe in Estremo Oriente: erano “Le Stars”, uno dei rari gruppi femminili italiani dell’epoca. Ne parleranno la regista Wilma Labate e il montatore Mario Marrone.
Gli incontri saranno moderati dal direttore del Premio Zavattini Antonio Medici, dalla coordinatrice Aurora Palandrani e da Roberto Roversi e Antonio Borrelli, rispettivamente presidente e vicepresidente nazionale di Arci Ucca.
ROMA – L’epoca di Shakespeare è segnata dalla frattura definitiva fra mondo antico e moderno, un segnale di tormento umano ed esistenziale su cui si riflettono i suoi lavori, spesso condizionati dal contesto sociale, ma ancor più spesso da… “altro”. La complessità dei sentimenti e delle azioni nei personaggi ritratti dal Bardo, secondo uno studiato allineamento astrologico naturalis che ipotizzava nel Cinquecento proprio uno stretto e intenso rapporto fra universo ed esseri viventi, è alla base del primo saggio scritto da Enrico Petronio “Le dodici stelle di Shakespeare”, pubblicato da “Emersioni”, marchio di Lit Edizioni, e che verrà presentato per la prima volta a Roma alla Libreria Eli il prossimo 27 ottobre alle ore 18:30.
Costruito come un diario di bordo, esattamente come tutto il senso della ricerca che da anni compie col suo blog “Lo Zio Willy”, l’autore parte proprio dalla sua autobiografia esplorativa per analizzare le tappe di un processo che vede collimare le dodici tappe connesse ai segni zodiacali, con i caratteri psicologici di alcuni dei personaggi shakespeariani più significativi, secondo l’ordine della Natura sulla ruota del Tempo.
“Da sempre considero William Shakespeare come uno straniero sconosciuto, a cui ho raccontato la vita – afferma Petronio – ma gradualmente è diventato il mio confidente più vicino nel raccontarmi, attraverso le sue opere, un mondo pervaso di uomini e donne con i loro inespugnabili misteri. Si è sempre detto che il nostro autore si sia occupato di tutta la gamma dell’umanità ed è sempre passato come un genio illuminato, ma nessuno si è mai chiesto come abbia fatto a padroneggiare una così vasta area di psicologie umane. Studiando quella che era l’astrologia ai suoi tempi, che poi è la stessa trattata da molti astrologi contemporanei, ho ipotizzato che Shakespeare abbia costruito i suoi personaggi più famosi assegnando ad ognuno, prima di descriverli, il segno zodiacale più consono. Romeo doveva quindi essere dell’Ariete perché, a mio avviso, possiede le specifiche caratteristiche di quel segno, così come Amleto non può che essere dei Pesci, il segno più complesso e tormentato che corrisponde al dodicesimo stadio dell’evoluzione umana, quella che alcuni definiscono dell’ “ultraumano”. Secondo questo concetto, quindi, lo scrittore sarebbe stato un vero e proprio artigiano, concependo per ogni opera una struttura chiara e razionale, assolutamente premeditata e in linea con gli schemi dell’astrologia.”
Dal Sonetto 14 attraverso il mistero di “Tutto è bene”, fino all’analisi approfondita di “Romeo e Giulietta”, il racconto offre spunti per una teoria nuova e rivoluzionaria nella comprensione del pensiero shakespeariano. Un saggio decisamente originale che vuole essere anche uno specchio riflesso tra l’analisi testuale delle opere del Bardo e le continue ricerche che Petronio compie da anni sull’argomento e che sono sfociate in alcuni casi in vere e proprie conferenze-spettacolo su varie e molteplici tematiche connesse.
ROMA – Scalda i motori una delle manifestazioni di punta della Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico: L’Aperossa. Dal 15 al 20 ottobre, tra gli spazi della Centrale Montemartini e il Teatro Garbatella, avrà infatti luogo L’Aperossa UnArchive, un’iniziativa che si inserisce all’interno della Festa del Cinema di Roma (sezione “Risonanze”) e che, sull’onda del lavoro di recupero e rielaborazione del materiale storico archivistico di repertorio – già rimodellato in vari linguaggi artistici e manifestazioni AAMOD quali “Premio Zavattini” e “Suoni e Visioni” – vuole promuovere e far conoscere nuovi incipit creativi a livello di risemantizzazione e incroci espressivi.
“Il nostro obiettivo – spiegano i coordinatori del progetto Matteo Angelici, Aurora Palandrani e Luca Ricciardi – è quello di dare maggiore visibilità a tutto ciò che in questi anni il nostro Archivio ha prodotto attraverso progetti dedicati alla creatività giovanile. Abbiamo deciso di declinare le differenti forme artistiche in una rete di proposte che, in soli sei giorni, animeranno un programma intenso comprensivo dei lavori prodotti in tutte le precedenti edizioni del ‘Premio Zavattini’ e delle residenze artistiche di ‘Suoni e visioni’ dove compositori e filmaker si sono incontrati per unire e far dialogare i propri talenti negli specifici settori, comprendendo anche i lavori degli studenti del triennio di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di via Ostiense, nostra vicina di casa. A questo calendario serale – distribuito tra proiezioni e performance, abbiamo voluto aggiungere una serie di attività collaterali pomeridiane, tra cui la raccolta dei filmini di famiglia, utili all’archiviazione e ricreazione di opere documentaristiche del futuro, le visite guidate al Museo della Centrale Montemartini e i Walkabout (a cura dell’associazione culturale Urban Experience) incentrati sull’esplorazione a 360 gradi del territorio archeo-urbanistico circostante attraverso la formula dello “storytelling”.”
Il folto programma di L’Aperossa UnArchive – in cui le parole d’ordine vogliono dunque essere “memoria”, “riuso creativo degli archivi”, “ibridazione artistica” – si articolerà tematicamente in sei serate, all’interno del Teatro Garbatella, con l’esibizione di artisti senior (con un profilo artistico riconosciuto a livello internazionale) e junior (under 35 selezionati dai percorsi formativi e produttivi realizzati dalla Fondazione nell’ambito del programma UnArchive), e si comporrà di proiezioni di nuove opere cinematografiche a base d’archivio, nuove opere basate su montaggio e ri-sonorizzazione di archivi, curate da coppie di filmaker e compositori e, in particolare per gli artisti senior, live performance sonore e visuali. In tale contesto, la struttura degli slot delle attività principali prevede tre fasce programmatiche: dalle ore 19.00 alle 20.00, UnArchive_Recycled Cinema, dalle ore 20.00 alle ore 21.00 UnArchive_Sound & Vision e dalle ore 21.00 alle ore 23.00 UnArchive_Live Performance. Gli eventi pomeridiani che anticiperanno il programma, a piazzale della Centrale Montemartini (via Ostiense 106, proprio di fronte alla sede della Fondazione) saranno incentrati invece sulla valorizzazione delle esperienze e dei percorsi artistici riguardanti il territorio: i walkabout di conoscenza alternativa e inedita di spazi e luoghi del quartiere ruoteranno intorno all’area di ex Miralanza, ex Mercati Generali e sponda del Tevere…), mentre alle ore 16:00, in tre turni ogni 20 minuti, saranno effettuate le visite guidate alla Centrale Montemartini, grazie alla collaborazione in atto con lo stesso Museo e alla partecipazione dell’associazione culturale Vita Romana. Inoltre, in coerenza con i principi ispiratori dell’iniziativa e come forma di interazione e partecipazione del pubblico ai percorsi culturali e artistici proposti, la Fondazione lancia nell’ambito della manifestazione un’attività pubblica di raccolta, valorizzazione e restituzione in formato digitale dei fondi in super8 di natura privata e amatoriale conservati dalla cittadinanza.
La serata finale di L’Aperossa UnArchive, in programma il 20 ottobre alle ore 21:00, vedrà ospitare al Teatro Garbatella la cerimonia di premiazione dei progetti vincitori dell’edizione 2019/20 del Premio Zavattini, posticipata di alcuni mesi a causa dell’emergenza Covid-19.
L’ingresso a tutte le attività sarà gratuito previa prenotazione. Gli eventi legati a spettacoli dal vivo saranno contemporaneamente diffusi in diretta attraverso i canali social dedicati, al fine di favorire una più ampia e accurata diffusione dell’iniziativa.
IL PROGRAMMA
Giovedì 15 ottobre
PIAZZALE DELLA CENTRALE MONTEMARTINI (Via Ostiense 106 – Roma)
Ore 15:00 – 18:30
Family Archive
Ore 16:00
Visita al Museo
Ore 17:00
Walkabout: Nel dark side del Gazometro
TEATRO GARBATELLA (Piazza Giovanni da Triora, 15 – Roma)
Ore 19:30
UnArchive_Recycled Cinema
Blue Screen di Alessandro Arfuso e Ariccardo Bolo
Then and Now di Giulia Tata e Antonino Torrisi
Ore 20:30
UnArchive_Sound & Vision
Opera sperimentale del filmmaker Alessandro Gattuso e del musicista Luca Maria Baldini
Ore 21:00
UnArchive_Live Performance
Live performance dei videoartisti Virginia Eleuteri Serpieri e Gianluca Abbate
***
Venerdì 16 ottobre
PIAZZALE DELLA CENTRALE MONTEMARTINI
Ore 15:00 – 18:30
Family Archive
Ore 16:00
Visita al Museo
Ore 17:00
Walkabout: L’abate benedettino del dissenso
TEATRO GARBATELLA
Ore 19:30
UnArchive_Recycled Cinema
Massiminodi Piero Li Donni
Mirabilia Urbis di Milo Adami
Ore 20:30
UnArchive_Sound & Vision
Opera sperimentale del filmmaker Salvatore Insana e della musicista Silvia Cignoli
Ore 21:00
UnArchive_Live Performance
Una famiglia francese(1943/1962( di Mauro Santini – Ipotesi per un film
Musica: Stefano Scodanibbio, Voyage that nevers ends, Contrabbasso: Giacomo Piermatti
***
Sabato 17 ottobre
PIAZZALE DELLA CENTRALE MONTEMARTINI
Ore 15:00 – 18:30
Family Archive
Ore 16:00
Visita al Museo
Ore 17:00
Walkabout: Alla foce dell’Almone, il fiume sacro
TEATRO GARBATELLA
Ore 19:30
UnArchive_Recycled Cinema
In her shoes di Maria Iovine
Fuori programma di Carla Oppo
Ore 20:30
UnArchive_Sound & Vision
Opera sperimentale della filmmaker Silvia Biagioni e del musicista Andrea Laudante
Ore 21:00
UnArchive_Live Performance
Pardonne moi, Olivier di Filippo Økapi Paolini (sound) e Simone Memé (visual)
***
Domenica 18 ottobre
PIAZZALE DELLA CENTRALE MONTEMARTINI
Ore 15:00 – 18:30
Family Archive
Ore 16:00
Visita al Museo
Ore 17:00
Walkabout: Un tuffo nell’Oceando Indiano
TEATRO GARBATELLA
Ore 19:30
UnArchive_Recycled Cinema
Supereroi senza superpoteri di Beatrice Baldacci
Memorie Colombianedi Flavia Montini
Ore 20:30
UnArchive_Sound & Vision
Opera sperimentale della filmmaker Silvia Biagioni e del musicista Andrea Laudante
Ore 21:00
UnArchive_Live Performance
Fraterno guardare, immagini di Leonardo Carrano, tessuto sonoro di Massimo Carrano (percussioni e voce), Gino Fedeli (flicorno & electronics)
***
Lunedì 19 ottobre
PIAZZALE DELLA CENTRALE MONTEMARTINI
Ore 15:00 – 18:30
Family Archive
Ore 16:00
Visita al Museo
Ore 17:00
Walkabout: RiScatti nella Riva ostiense, epicentro della Roma industriale
TEATRO GARBATELLA
Ore 19:30
UnArchive_Recycled Cinema
Anche gli uomini hanno fame di F. Lorusso, G. Licchelli, A. Settembrini
Domani chissà, forsedi Chiara Rigione
Ore 20:30
UnArchive_Sound & Vision
Opera sperimentale del filmmaker Salvatore Insana e della musicista Silvia Cignoli
Ore 21:00
UnArchive_Live Performance
Stargatedi Emiliano Torquati (sound&visual) feat. Lucrezio De Seta (batteria)
***
Martedì 20 ottobre
PIAZZALE DELLA CENTRALE MONTEMARTINI
Ore 15:00 – 18:30
Family Archive
Ore 16:00
Visita al Museo
Ore 17:00
Walkabout: L’assalto ai forni
TEATRO GARBATELLA
Ore 19:30
Students
La luna sulla Magliana
Documentario partecipato realizzato nell’ambito del progetto Apebook Magliana
A Freshers’ look
Rassegna di cortometraggi realizzati dagli studenti del Triennio in Media Design e Arti Multimediali di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti
Voci su Garbatella
Audio documentari realizzati dagli studenti del Triennio in Media Design e Arti Multimediali, accompagnati dalle immagini realizzate dagli studenti del Triennio in Pittura e Arti Visive di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti
Ore 20:30
UnArchive_Sound & Vision
Opera sperimentale del filmmaker Alessandro Gattuso e del musicista Luca Maria Baldini
Ore 21:00 PREMIO ZAVATTINI 2019/20 – Cerimonia di premiazione
Incontro con i vincitori Caterina Biasucci, Marco Signoretti, Lorenzo Conte.
Servizio realizzato Sabato 4 ottobre 2020, con MANUELA MONTEMEZZANI che ha presentato la sua silloge poetica L’UMANITÀ presso SE ESPRESSO di Pavia via Brambilla 24
CHI È MANUELA MONTEMEZZANI Manuela Montemezzani (1977) è nata e vive a Pavia. Nel 2005 ha pubblicato con Otma Edizioni la sua prima silloge poetica, “Leggere come parole nel vento”, presentata a Milano, Pavia e Roma presso la trasmissione “Tutte le mattine” di Maurizio Costanzo. Nel 2019, sempre con Otma, ha pubblicato la raccolta “A nudo”, presentata alla Casa delle Arti – Spazio Alda Merini di Milano, con la quale ha vinto il terzo premio internazionale “Agenda dei Poeti 2019” come miglior libro di poesia edito. “L’umanità” (Calibano Editore, 2020) è la sua ultima silloge poetica.
DI CHE COSA PARLA IL LIBRO
Le poesie di Manuela Montemezzani sanno di vita vissuta: brevi pensieri pieni di emozioni e di verità, frammenti in cui ognuno si può ritrovare. L’amore, i conflitti, l’accettazione di un’umanità con cui spesso non condividiamo niente, sono espressi con un linguaggio immediato e senza fronzoli, quasi quotidiano, che ci rimanda a un piano colloquiale. È come se parlassimo con l’autrice di persona, in un dialogo fitto sulle nostre stesse inquietudini. Esperienze condivise tra la bellezza e il dolore, dall’esperienza personale a quella universale.
PAVIA – La scrittrice Pavese Manuela Montemezzani presenta Lunedì 5 Ottobre alle ore 21 e in replica Martedì 6 Ottobre alle ore 14 in streaming Live su VideoFashiontv il suo nuovo libro di poesie.
Per vedere lo streaming live di VideoFashionTv cliccare qui sotto
Servizio realizzato Sabato 4 ottobre 2020, con MANUELA MONTEMEZZANI che ha presentato la sua silloge poetica L’UMANITÀ presso SE ESPRESSO di Pavia via Brambilla 24
CHI È MANUELA MONTEMEZZANI Manuela Montemezzani (1977) è nata e vive a Pavia. Nel 2005 ha pubblicato con Otma Edizioni la sua prima silloge poetica, “Leggere come parole nel vento”, presentata a Milano, Pavia e Roma presso la trasmissione “Tutte le mattine” di Maurizio Costanzo. Nel 2019, sempre con Otma, ha pubblicato la raccolta “A nudo”, presentata alla Casa delle Arti – Spazio Alda Merini di Milano, con la quale ha vinto il terzo premio internazionale “Agenda dei Poeti 2019” come miglior libro di poesia edito. “L’umanità” (Calibano Editore, 2020) è la sua ultima silloge poetica.
DI CHE COSA PARLA IL LIBRO
Le poesie di Manuela Montemezzani sanno di vita vissuta: brevi pensieri pieni di emozioni e di verità, frammenti in cui ognuno si può ritrovare. L’amore, i conflitti, l’accettazione di un’umanità con cui spesso non condividiamo niente, sono espressi con un linguaggio immediato e senza fronzoli, quasi quotidiano, che ci rimanda a un piano colloquiale. È come se parlassimo con l’autrice di persona, in un dialogo fitto sulle nostre stesse inquietudini. Esperienze condivise tra la bellezza e il dolore, dall’esperienza personale a quella universale.
L’opera di Johan Creten parla al turbamento interiore di ognuno di noi, come individui ma anche come società, trattando temi come la natura, la femminilità, il potere, la politica e la spiritualità.
Gay Gassmann, “T Magazine – The New York Times”
ROMA – Inizialmente prevista nella primavera scorsa e rimandata a causa dell’emergenza Covid-19, sarà finalmente aperta a Roma, all’Académie de France à Rome — Villa Médicis, la mostra “I Peccati”, di Johan Creten, in programma da giovedì 15 ottobre 2020 fino a domenica 31 gennaio 2021.
Si tratta di un’esposizione che raccoglie per la prima volta in Italia un insieme di cinquanta cinque opere in bronzo, ceramica e resina, affiancate ad alcune opere storiche di Lucas Van Leyden (1494-1533), Hans Baldung (1484-1545), Jacques Callot (1592-1635), Barthel Beham (1502- 1540) e Paul van Vianen (1570-1614).
Classe 1963, Johan Creten è un artista precursore, inclassificabile e controcorrente che si è distinto nel panorama artistico degli ultimi anni in quanto figura forte, enigmatica e intrigante. Dotato di una visione estremamente attuale della nostra società, ha saputo ritagliarsi uno spazio specifico all’interno della scena internazionale della creazione contemporanea. Distintosi fin dagli anni Ottanta per l’uso innovativo della ceramica, è attualmente considerato una figura di spicco nel campo dell’arte contemporanea.
Creten parla di “Slow art” e della necessità di un ritorno all’introspezione: il suo è un movimento che va dalla miniatura alle figure monumentali e che ci permette di appropriarci del nostro tempo facendoci immergere in un’esplorazione del mondo con i suoi tormenti individuali e sociali, per un viaggio pieno di sorprese ed emozioni. Tra le sue caratteristiche più peculiari vi è un uso particolarmente virtuoso del bronzo nella realizzazione di sculture monumentali: un significativo esempio è rappresentato da “De Vleermuis – Il pipistrello”, che sarà esposto proprio nei giardini di Villa Medici nel corso della mostra.
Le sue sculture, realizzate appositamente per questa occasione tra il 2019 e il 2020, si aggiungono alle opere che scandiscono la sua carriera dagli anni Ottanta ad oggi e saranno abbinate a stampe, arazzi e bassorilievi del XVI XVII secolo appartenenti alla sua collezione personale. Le opere storiche scelte dall’artista sono veri e propri riferimenti al suo processo creativo e ne rivelano le preoccupazioni, sia dal punto di vista artistico che storico, politico e filosofico. L’intreccio di queste opere all’interno dell’esposizione stravolge la nostra percezione da molteplici punti di vista, mettendo in discussione il futuro dell’umanità proprio attraverso il passato.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo con testi di Colin Lemoine e Nicolas Bourriaud, un’introduzione di Noëlle Tissier e fotografie di Gerrit Schreurs.
IL PERCORSO
La prima sala si apre con una serie di creazioni e ri-creazioni di opere concettuali del 1986. Accanto a “The Garden” (realizzato nel 1996-97 durante la residenza dell’artista a Villa Medici) e a opere più significative come “Présentoir d’Orange” (1989-2017) e “Plantstok” (1989-2012), questa sala mette in discussione il nostro rapporto con l’introspezione e la consapevolezza di noi stessi, evocando il concetto di paradiso perduto e di tentazione.
Nella seconda sala, una nuova monumentale opera in resina “Muses et Méduses”, iniziata nel 2005 e completata nel 2019, dialoga con brani della famosa serie metonimica “Odore di Femmina” (iniziata nel 1998) sulla seduzione, l’ambiguità dei sentimenti e le relazioni umane.
Una terza sezione riunisce opere altamente politiche tra cui il bronzo “Il prezzo della libertà” (2015), “Couch Potatoes” (1997) e una nuova serie di ceramiche, “Wargames” (2019).
Lungo la scalinata, si affaccia un gruppo di enigmatici bronzi a sollevare la questione della coscienza morale in una società coinvolta in un continuo movimento, in profonda mutazione. La scultura monumentale “The Herring” domina l’ultima sezione con i suoi 5 metri di altezza.
Una nuova scultura, realizzata in collaborazione con gli storici laboratori della Porzellanmanufaktur Augarten, rivisita una porcellana di Doccia e sarà presentata al pubblico per la prima volta.
Diffusa in tutto lo spazio, una nuova serie di “Bolders” in gres smaltato invita il pubblico a sedersi, prendere tempo, osservare le opere per scoprirne le connessioni e immergersi in magnifici dettagli: superfici di vetro scintillanti, significati nascosti e metafore.
“Con Johan Creten, i peccati non sono sette di numero. Sette, questa cifra implacabile, pari al numero dei sacramenti nella Bibbia e dei colli di Roma. Qui, i peccati sono infiniti e illimitati, inesauribili. Non sono numerabili, ma solo designabili. I peccati non sono tutti capitali, essi possono essere imperiali, imperiosi, periferici, insidiosi, insignificanti, invisibili. Sono sempre al disotto del calcolo e del linguaggio.
I sette peccati capitali valgono poco a confronto della bassezza, la barbarie, la noia, la mutilazione, il rimpianto, la melanconia ed il terrore, in breve, la vita. Così, le sculture di Johan Creten non hanno nulla a che vedere con la morale o la sanzione, la ghigliottina o la censura. Esse parlano dei peccati, parlano della vita che infonde desiderio e dolore, speranza e pena, lussuria e collera, amore e morte, Eros e Thanatos.
Parlano della vita anfibia, tra Stige e Paradiso. Parlano della vita pulsionale, quando i cuori battono, quando i serpenti si attorcigliano, quando si spiegano le ali, quando si aprono le vulve, quando si sposta la tenda ed appare infine la verità nuda, quella Medusa ipnotica.”
Il peccato non sarà poi in fondo la forma stanca della purezza? Non indica forse la nostra condizione di uomini estremamente fallibili? Il peccato non è forse, per riprendere le parole di Victor Hugo, una meravigliosa “gravitazione?”
Nato nel 1963 in Belgio, Johan Creten è uno scultore fiammingo con sede a Parigi. Lavora in tutto il mondo, dall’Aia a New York, da Miami a Città del Messico. Ha esposto in particolare nelle sale rinascimentali del Louvre in dialogo con Bernard Palissy e al Museo Eugène Delacroix di Parigi, al Museo d’Arte Bass di Miami, alla Biennale di Istanbul, al MAMCO di Ginevra e al Museo Middelheim di Anversa.
Nel 1986, ha eseguito la sua prima performance nella metropolitana di Parigi in collegamento con la scultura “La Langue” (La Lingua), che esplora l’ambiguità semantica tra l’organo e i mezzi espressivi.
Nel 1991, espone a Sète (Francia) dopo la sua residenza a Villa Saint-Clair.
Nel 1994, un folto gruppo di ceramiche monumentali “politiche” è stato presentato da Christian Bernard a Villa Arson.
Nel 1996, è residente dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici. E nel 1998 presenta la sua prima mostra alla Robert Miller Gallery di New York con la sua emblematica serie “Odore di Femmina”. Nel 2000 vive in Messico e in Arizona.
Nel 2003, ha tenuto la sua prima mostra personale al Bass Museum of Art di Miami.
Tra il 2004 e il 2007, è stato il primo artista a completare una residenza presso la Manufacture Nationale de Sèvres in Francia.
Nel 2005, ha esposto una serie di opere in porcellana e gres di Sèvres nelle sale rinascimentali del Louvre in dialogo con Bernard Palissy.
Nel 2008, inizia la sua collaborazione con la Perrotin Gallery di Miami, con la mostra “Strange Fruit”.
Nel 2011, entra a far parte della galleria Almine Rech Brussels e Transit (Mechelen, Belgio) con la quale lavora dal 1990.
Nel 2009 è stato nominato per il Premio della Cultura fiamminga.
Nel 2013, è invitato e detiene la “cattedra” presso la Alfred University nello Stato di New York. Nel 2014 gli è dedicata una grande mostra personale “La tempesta” al Museo Middelheim di Anversa.
Nel 2014, inizia a progettare l’opera monumentale “De Vleermuis”. Iniziato in occasione di Leeuwarden-Friesland Capitale Culturale Europea 2018, per la città di Bolsward nei Paesi Bassi.
Nel 2015, un’intera sala è dedicata al suo lavoro nella mostra “CERAMIX” al Bonnefantenmuseum di Maastricht e poi alla Maison Rouge di Parigi nel 2016.
Nel 2016, investe il Centre Régional d’Art Contemporain di Sète con una grande retrospettiva “La Traversée” che riunisce una sessantina di sculture storiche e originali in ceramica e bronzo.
Nel 2017, presenta una nuova serie di sculture “8 Gods” alla galleria Almine Rech di Bruxelles, in mostra al Petit Palais per la FIAC (On Site). Mostra anche il suo lavoro a Istanbul con “Between Day and Dream” alla Galleria Pilevneli.
Nel 2018, “Sunrise/Sunset” viene presentato alla galleria Perrotin di Parigi, aprendo su un monumentale “De Gier” in bronzo di 4,80 metri presentato nel cortile. Contemporaneamente, inaugura una grande mostra personale al Beelden aan Zee Museum dell’Aia, “Naked Roots / Naakte Wortels”, tanto sensuale quanto coinvolgente.
Nel 2019, presenta una selezione di alcune sculture monumentali in bronzo per il Parco delle Sculture I Pilane in Svezia, tra cui “De Vleermuis”, esposto sul piazzale del Petit Palais per la FIAC in ottobre.
Per il 2020, parallelamente alla mostra “I Peccati” presentata all’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, Johan Creten presenterà una mostra personale alla Perrotin Gallery di Parigi dal 17 ottobre al 20 dicembre 2020, intitolata “Entracte”.
L’opera di Johan Creten è rappresentata dalla Perrotin Gallery di Parigi, New York, Hong Kong, Seoul, Tokyo e Shanghai; dalla Almine Rech Gallery di Bruxelles e dalla Transit Gallery di Mechelen.
« L’opera di Johan Creten parla al turbamento interiore di ognuno di noi, come individui ma anche come società, trattando temi come la natura, la femminilità, il potere, la politica e la spiritualità. » Gay Gassmann, T Magazine – The New York Times.
« Le sue sculture abitano uno spazio tra due mondi, un’intercettazione surrealista ed espressionista del sogno erotico e della fisicità brutale. »
Nata nel 1949 a Ourouer-les-Bourdelins in Francia, Noëlle Tissier si è diplomata alla Scuola Nazionale di Arti Decorative di Limoges e alla Scuola Nazionale d’Arte, Villa Arson a Nizza. Come scultrice, dal 1973 al 1990 ha esposto le sue opere in Francia e all’estero in varie istituzioni pubbliche e private, musei, luoghi d’arte contempo- ranea e gallerie.
Dal 1978 al 1987, ha insegnato scultura e ceramica alla Scuola di Belle Arti di Tolone, ed è stata poi direttrice della Scuola Municipale di Belle Arti di Sète dal 1987 al 1997. Nel 1987, ha fondato a Sète, Francia, la residenza per artisti Villa Saint-Clair, che ha diretto fino al 1997, e l’edizione di Villa Saint-Clair dedicata ai libri d’artista.
Curatrice dal 1988, Noëlle Tissier ha fondato e diretto un programma di residenza per artisti francesi ad Asaka City, in Giappone, dal 1993 al 1997, e ha promosso scambi tra Francia e Giappone con varie istituzioni. Dal 2006 al 2009 ha presieduto l’Associazione francese dei centri d’arte (d.c.a).
Dal 1997 al 2018 ha fondato e diretto il Centro Regionale d’Arte Contemporanea Occitana (CRAC) di Sète. Noëlle Tissier è membro del Consiglio di Amministrazione dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici.