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Presentato da INGV “Irpinia80 – Viaggio nella terra che resiste”, realizzato in occasione del 40° anniversario del terremoto del 23 novembre 1980. (Video )

ROMA – Protagonista di questo viaggio è una terra, l’Irpinia, che resiste pur mostrando ancora oggi i segni indelebili di quelle ferite.


Le donne e gli uomini protagonisti di questa enorme tragedia, cittadini, istituzioni e scienziati che hanno vissuto in prima persona gli eventi di quarant’anni fa, sono le voci narranti di questo docufilm e raccontano come le loro vite siano cambiate, sconvolte da questo tragico spartiacque.

 
Un omaggio ai protagonisti ma anche a chi, dallo studio di quel terremoto, ha saputo sviluppare negli anni una conoscenza sempre più approfondita del fenomeno per comprendere meglio la sismicità del nostro territorio e mitigare i rischi ad essa associati.

23 novembre 1980, l’INGV in un viaggio dal passato al futuro della ricerca scientifica con un sito web dedicato e la proiezione del film

“Irpinia80 – Viaggio nella terra che resiste”

ROMAA quarant’anni dal terremoto del 23 novembre 1980, l’INGV lancia il sito terremoto80.ingv.it e organizza un fitto programma con tavole rotonde, tra scienza, memorie e testimonianza.

Alle 19,34 del 23 novembre, la prima visione del docufilm

“Irpinia80 – Viaggio nella terra che resiste”.

Il 23 novembre del 1980 era domenica e fino al tardo pomeriggio non era accaduto nulla di particolare in Italia.

Per la terra irpina e lucana, però, il destino aveva riservato un evento storico.

Drammatico. Distruttivo.

Alle 19:34 un terremoto di magnitudo 6.9 scuoteva la Campania e la Basilicata causando danni inimmaginabili e migliaia di vittime.

La terra, gli abitanti, la scienza e i protagonisti della ricerca del tempo si incontrano in un programma articolato su tre giorni, 23, 24 novembre e 27 novembre 2020, organizzato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, in collaborazione con il Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’Università La Sapienza di Roma, l’Università Federico II di Napoli, la Provincia di Avellino, il Comune di Sant’Angelo dei Lombardi e l’Osservatorio sul Doposisma della Fondazione MIdA.

Per l’occasione l’INGV lancia il sito

1980_2020, terremoto 80_scienza_memoria_testimonianza”,

interamente dedicato al terremoto e ricco di informazioni, dove i visitatori possono navigare tra le memorie, le schede scientifiche, le story maps e molto altro al link:

terremoto80.ingv.it

Questi gli appuntamenti previsti, tutti online, per raccontare l’evento, insieme con il pubblico:

Ø lunedì 23 novembre, dalle 17:00 alle 19:30

Tavola rotonda

Il terremoto del 23 novembre 1980 | La ricerca, il monitoraggio, la comunicazione scientifica.

In un percorso tra passato, presente e futuro, i ricercatori si confronteranno sulle conoscenze dell’epoca e sul contributo che il terremoto del 1980 ha offerto alla conoscenza scientifica odierna.

Link http://terremoto80.ingv.it/diretta_23nov/

Ø lunedì 23 novembre, dalle 19:34:

Première del DocuFilm dell’INGV

“Irpinia80 – Viaggio nella terra che resiste”.

Un lungo filo rosso attraversa i luoghi colpiti al cuore dal terremoto del 23 novembre 1980.

Protagonista di questo viaggio è una terra, l’Irpinia, che resiste pur mostrando ancora oggi i segni indelebili di quelle ferite.

Le donne e gli uomini protagonisti di questa enorme tragedia, i cittadini, le istituzioni e gli scienziati che hanno vissuto in prima persona gli eventi di quarant’anni fa, sono le voci narranti  di questo docufilm e raccontano come le loro vite siano cambiate, sconvolte da questo tragico spartiacque.

Un omaggio ai protagonisti ma anche a chi, dallo studio di quel terremoto, ha saputo sviluppare negli anni una conoscenza sempre più approfondita del fenomeno per comprendere meglio la sismicità del nostro territorio e mitigare i rischi ad essa associati.

Il DocuFilm sarà online sul canale

YouTube INGV Comunicazione Social e sul sito terremoto80.ingv.it

Ø martedì 24 novembre, dalle 17:00 alle 19:00

Tavola rotonda

Il terremoto del 23 novembre 1980 |  Storia, Economia, Stato, Comunicazione e Protezione Civile.

Cosa succederebbe se quel terremoto avvenisse oggi nelle stesse zone? Cosa si può fare perché lo Stato faccia di più per la prevenzione?

Ne parlano esperti di protezione civile, sismologi, storici, psicologi e politici.

Link http://terremoto80.ingv.it/diretta_24nov/

Ø venerdì 27 novembre, dalle 17:00 alle 19:00

Tavola rotonda

Memoria e testimonianze

Ampio spazio alle testimonianze e alle memorie con la presentazione del libro “Storia di una ricostruzione” di Stefano Ventura, accompagnata dallo spettacolo “Il fulmine della Terra” di Mirko De Martino.

Link http://terremoto80.ingv.it/diretta_27nov/ 

2024: ci sarà un terremoto di magnitudo 6 a Parkfield in California?

PARKFIELDUno studio congiunto del Cnr-Iac e dell’Ingv prevede un possibile terremoto di magnitudo 6 tra poco più di tre anni presso la cittadina di Parkfield in California, grazie all’analisi dell’evoluzione dell’attività sismica di un segmento della faglia di San Andreas. La metodologia proposta ha permesso di prevedere (retrospettivamente) con accuratezza il tempo di occorrenza del terremoto avvenuto nel sito nel 2004. La predittività del metodo esposto nello studio diventa sempre maggiore all’avvicinarsi del momento in cui accadrà il terremoto di cui si sta tentando di prevedere il tempo di occorrenza

La collaborazione scientifica tra l’Istituto per le applicazioni del calcolo “Mauro Picone” del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iac) e l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), tramite rispettivamente i ricercatori Giovanni Sebastiani e Luca Malagnini, ha permesso di realizzare uno studio, pubblicato su Journal of Ecology & Natural Resources, che prevede nel 2024 un terremoto di magnitudo circa 6 presso la cittadina di Parkfield, situata lungo la faglia di San Andreas in California. In questo luogo, dal 1857 al 1966, sono avvenuti sei terremoti di magnitudo 6, ad intervalli di tempo quasi regolari, da 12 a 32 anni, con una media di circa 22 anni. Dal 1985 i geologi americani hanno installato nella zona una rete di strumenti molto avanzata, allo scopo di rilevare cosa accade prima di un evento sismico, al fine di prevedere futuri terremoti.

“Lo studio corrente ha riguardato l’evoluzione quotidiana negli ultimi cinquant’anni del baricentro dell’attività sismica presso Parkfield, all’interno del segmento della faglia di San Andreas responsabile della sismicità sopra descritta. In particolare, ci si è concentrati sulla quantificazione della variazione della posizione di tale baricentro, calcolata in un intervallo temporale di 150 giorni”, spiega Sebastiani del Cnr-Iac. “Muovendo questo intervallo nel tempo, di giorno in giorno, otteniamo una curva che descrive l’andamento della misura di tale variazione nel tempo. Il principio alla base della scelta di questa variabile è che un sistema instabile, in condizioni quasi critiche, mentre viene spinto fuori dal suo equilibrio cerca di riconfigurarsi in una condizione pseudo-stabile, e così facendo mostra una anormale variabilità nel tempo dei parametri che lo descrivono”.

La curva descritta mostra un andamento oscillante, con ampiezza dapprima crescente e poi decrescente, verso lo zero. “Ciclicamente, l’attività sismica sul segmento di faglia analizzato si disperde e si concentra, con un periodo di circa 3 anni, probabilmente legato al ciclo climatico siccità/piovosità”, chiarisce Malagnini dell’Ingv. “L’ampiezza spaziale entro la quale è possibile la dispersione della sismicità, inoltre, dapprima cresce in modo lineare, raggiunge un valore massimo e quindi decresce linearmente verso un valore minimo. Dal nostro studio si evince che il ciclo sismico è interamente contenuto entro il ciclo di crescita e decrescita appena descritto.

Analizzando i dati come se fossero raccolti in tempo reale, e fermandosi a cento giorni prima dell’ultimo terremoto del 2004, la metodologia ha permesso una esatta previsione retrospettiva del giorno del terremoto: 28 settembre 2004. Inoltre, l’analisi ha permesso di capire come l’ultimo evento importante di Parkfield, previsto erroneamente dagli scienziati dell’università di Berkeley nel periodo 1985-1993, sia invece avvenuto nel 2004: la causa del ritardo è una perturbazione meccanica subita dalla faglia di San Andreas, dovuta a un altro terremoto di magnitudo superiore a 6 accaduto su una faglia vicina, a Coalinga, nel 1983”.

La metodologia sviluppata da Sebastiani e Malagnini prevede che il prossimo terremoto di magnitudo 6 avverrà nel 2024 entro il segmento di Parkfield della faglia di San Andreas. I due ricercatori hanno mostrato che l’accuratezza predittiva del loro metodo diventa sempre maggiore mano a mano che ci si avvicina al momento in cui accadrà il terremoto di cui si sta tentando di prevedere il tempo di occorrenza. È quindi importante procedere a un periodico aggiornamento della previsione, con cadenza almeno annuale o semestrale, fino al prossimo evento. Gli sviluppi prossimi di questa ricerca comprendono l’applicazione ampia del metodo ad altri siti lungo faglie simili a quella di San Andreas, dove sono avvenuti terremoti ripetitivi di magnitudo significativa, prima di applicarlo con eventuali modifiche a situazioni più complesse come ad esempio le faglie dell’Appennino.